Vari studi hanno, infatti, affermato che circa il 95% delle persone trova sgradevole la propria voce quando proviene da un recorder. Troppo grave, troppo nasale, troppo acuta, troppo infantile. Comunque sia, la realtà è che la voce che udiamo quando parliamo è diversa da quella che sentono gli altri.
Inoltre, un registratore altera la voce, anche se in maniera minima. Durante le registrazione, infatti, il suono viene “tradotto” da onde sonore meccano-elastiche (cioè vibrazioni) a onde elettromagnetiche (cioè segnali elettrici), mentre per l’ascolto avviene il processo inverso: così la voce che esce da questi passaggi non è mai perfettamente identica all’originale. Voce, quindi, ma non solo. A volte capita di sussultare («Ma sono così brutto? Non mi riconosco!») anche davanti alla propria immagine immortalata in una fotografia, che ci ritrae dall’esterno. La spiegazione è semplice: la maggior parte delle volte ci si guarda grazie a uno specchio o a un’altra superficie riflettente, che rimandano immagini speculari rispetto alla realtà; e poiché la maggior parte dei volti (e dei corpi) è piuttosto asimmetrica (a un’accurata osservazione), una foto può in alcuni casi sembrare in stridente contrasto con la nostra quotidiana percezione. «Ci vediamo allo specchio tutti i giorni, per lavarci i denti, farci la barba, pettinarci e truccarci – spiega la psicologa Pamela Rutledge, direttore del Psychology Research Center.- Così quell’immagine risulta familiare. E la familiarità genera simpatia. Nelle fotografie, invece, il nostro cervello ci percepisce da un punto di vista a cui non siamo abituati. E questo ci mette a disagio».
fonte: ilcorriere