Arriva la conferma delle mani di Zagaria sugli appalti pubblici.
Con l’informativa ostativa antimafia nei confronti della Lande Spa, si ha conferma dell’infiltrazione mafiosa da parte della criminalità organizzata negli appalti pubblici. Si dimostrano, così, ragionevoli i dubbi espressi dal segretario del Partito Democratico di Portici Amedeo Cortese, sulle irregolarità dei lavori del waterfront, cioè la riqualificazione della zona costiera della città, e dei parlamentari 5 stelle sul Grande Progetto Pompei. Il cognome ridondante in questa vicenda è sempre lo stesso: Zagaria. Nell’inchiesta della Dda che ha portato, nei primi giorni di maggio 2016, all’arresto di nove persone c’è anche Alessandro Zagaria, imprenditore nel campo della ristorazione e parente del più noto Michele Zagaria, boss della mafia casalese.
I Fatti – fino al 2013 la Lande, all’epoca Srl, oggi Spa, aveva goduto della certificazione antimafia di carattere liberatorio da parte della Prefettura partenopea; Nel 2014 però, lo scenario cambia. Fino a luglio 2015 la Lande srl è stata guidata da Marco Cascella che all’epoca del suo mandato possedeva il 15% del capitale sociale dell’azienda, per poi passare, ad agosto dello stesso anno, sotto la direzione del socio di maggioranza l’avvocato Maria Marrone, imparentata con Cascella; questo passaggio avviene a due giorni dalla notifica a Cascella, 02-09-2014, di essere stato deferito alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Torre Annunziata nell’ambito di un procedimento penale che riguarda i reati di falsità ideologica commessa da privato in atto pubblico, uso di atto falso, turbata libertà degli incanti, turbata libertà del procedimento di scelta del contraente e truffa. la Dda ipotizza il pagamento di 70mila euro di tangenti per favorire alcune aziende nelle procedure di gara. Queste accuse fatte a Cascella vengono respinte dal suo legale ma, si legge nell’ordinanza del Gip di Napoli, ci sarebbero delle intercettazioni ambientali che ne dimostrerebbero, invece, il concreto coinvolgimento.
Le Intercettazioni – Al centro dell’inchiesta giudiziaria ci sarebbero le intercettazioni ambientali riguardanti gli appalti per i lavori di restauro di Palazzo Teti Maffuccini, un tempo di proprietà dell’ex vice sindaco democristiano Nicola Di Mauro arrestato per corruzione e a lui confiscato; restituito poi al comune di Santa Maria Capua Vetere, dove l’ex sindaco, Biagio Di Muro junior, è stato coinvolto negli arresti effettuati dalla Dda con l’accusa di corruzione e di aver favorito ditte appaltanti vicine al clan Zagaria.
Aggiudicataria dei lavori di ristrutturazione dello storico palazzo la Lande srl diretta da Cascella e che aveva come ditta progettista la Archicons srl, diretta dall’ ingegnere Guglielmo La Regina che sarebbe accusato, a sua volta, di aver posto in essere in piena consapevolezza una condotta agevolativa del gruppo Zagaria, di cui avrebbe conosciuto pienamente le dinamiche e i metodi mafiosi. Tra le due aziende, stando a quanto rilevato dalle indagini, risulterebbe una fornitura per un importo di 195, 350.20 euro. Intermediaria tra le due aziende e gli Zagaria una faccendiera del clan Loredana Di Giovanni.
Proprio in un incontro tra Cascella e Di Giovanni, secondo intercettazioni ambientali, si parlerebbe della consegna di “documenti”, che sarebbero invece le mazzette da per il clan, e anche di una trattativa al ribasso che Cascella avanzerebbe in merito alla tangente da versare.
Il caso waterfront di Portici – Il tema che investe il litorale di Portici riguarda la non copertura contabile dei lavori. Sarebbero dunque state versate somme di denaro per dei lavori mai completati alle ditte appaltanti, tra le quali la Lande Spa, il che alimenta le preoccupazioni da parte dell’opposizione negli scranni del Palazzo di Vetro. “Sono davvero sconcertato, tenuto anche conto che alcuni mesi fa denunciammo come per stessi lavori e a due ditte, tra cui quella colpita dalla misura prefettizia, erano state pagate opere mai eseguite. Su queste tematiche non possiamo abbassare la guardia ed il quadro che emerge invece è allarmante e indicativo di un clima pesante nella macchina politico-amministrativa comunale che a oggi scopriamo essere a forte rischio infiltrazione, considerate le argomentazioni della Prefettura a sostegno dell’interdittiva. Ci stupisce l’ignavia degli esponenti della maggioranza invece: a fronte di gravissimi elementi che fanno immaginare infiltrazioni malavitose scelgono la consegna del silenzio, complice e colpevole. A questo punto sarà necessario che verifiche su possibili infiltrazioni e condizionamenti esterni si estendano a tutta la macchina politico-amministrativa attraverso gli strumenti che la normativa prevede, e che lo si faccia velocemente”, così in una nota il segretario del Partito Democratico Amedeo Cortese esprime le sue preoccupazioni in merito.
CA