Falcone mise subito in correlazione il pronunciamento della Cassazione sul maxiprocesso (fine gennaio 1992) con l’omicidio di Salvo Lima (marzo 1992). Dopo il delitto, Andreotti era impassibile, ma più pallido del solito. Era molto legato a lui. Cossiga era agitato. Disse: ‘ditemi se devo andare a Palermo a fare una scenata e io ci vado’. Voleva reagire. Credo che fece una dichiarazione molto dura”. Lo ha detto Claudio Martelli, ex ministro della Giustizia, deponendo al processo sulla trattativa Stato-mafia, ricordando quei convulsi mesi del 1992. “Falcone era preoccupato, allertato – ha ricordato – In quei mesi, Vincenzo Scotti, ministro dell’Interno, diramò una circolare ai prefetti parlando di allarme. Un allarme piuttosto generico, indeterminato. Quando io e Andreotti gli chiedemmo da dove veniva questa allerta, lui disse Ciolini, un faccendiere conosciuto come ‘pataccaro’, abbiamo sottovalutato il contenuto dell’allarme. L’impressione, da quei dispacci, era quella di una minaccia esterna. Comunque, non la prendemmo sul serio
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