L’Amleto napoletano sul palco del Bellini: “Hamlet Travestie”, tra farsa e umorismo nero

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L’Amleto napoletano sul palco del Bellini: <br> “Hamlet Travestie”, tra farsa e umorismo nero

Francesca Di Lello

“Un Amleto contemporaneo che si identifica con il personaggio shakespeariano”. Così il regista Emanuele Valenti ha immaginato il protagonista di Hamlet Travestie. La pièce, in scena al teatro Bellini di Napoli fino al 13 marzo, è ispirata all’omonima riscrittura burlesque settecentesca di John Poole passando per il “Don Fausto” di Antonio Petito e l’ “Amleto” di William Shakespeare. Un lavoro che la Compagnia Punta Corsara, perla del panorama teatrale italiano nata nel quartiere di Scampia, porta in scena facendo incontrare la tradizione farsesca napoletana con il teatro europeo. Il testo della commedia è a cura di Emanuele Valenti e Gianni Vastarella. A interpretarla, Giuseppina Cervizzi, Christian Giroso, Carmine Paternoster, Valeria Pollice, Gianni Vastarella, Emanuele Valenti.

In una Napoli contemporanea si svolgono le vicende tragicomiche di una famiglia partenopea. Casa Barilotto è un angolo di mondo dove si respira un’aria di precarietà, di sopravvivenza quotidiana. Tra il lavoro, la gestione della casa e i debiti che si accumulano. Amleto (Gianni Vastarella) è un personaggio che vive di melanconia da quando è rimasto orfano del padre. Non parla, sembra alienato, si è talmente chiuso in se stesso da non andare più a lavorare. E intanto sembra stare sviluppando un singolare sdoppiamento della personalità. Sarà un componente esterno alla famiglia, Don Liborio “’o professore” (Emanuele Valenti) convocato nella speranza di far rinsavire Amleto, a intuire cosa sta succedendo al protagonista: l’uomo si crede l’omonimo personaggio dell’opera shakespeariana. E’ in piena crisi di identità e la famiglia è preoccupata per la sua sorte, ma anche per i debiti contratti con gente di malaffare. A scopo terapeutico, decidono quindi di inscenare l’Amleto, con la speranza che assecondando la sua follia l’uomo possa rientrare in se stesso.

E’ proprio Don Liborio, personaggio cardine di questo Hamlet Travestie, a ribaltare la soluzione della pièce originale mettendo in scena un gioco di rimandi dove la farsa si alterna continuamente allo humor nero. Un ritmo serrato nei dialoghi e una regia che tratteggia in modo sincero dei grotteschi personaggi in una Napoli contemporanea, fanno dello spettacolo un lavoro dal respiro internazionale. Un microcosmo, quello che il pubblico osserva in scena, dove nella “finzione” si mette a nudo la realtà. Difficile, amara, ma anche capace di essere alleggerita da una risata.  

 

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