Ha vinto una delle medaglie d’oro storiche delle Olimpiadi di PyeongChang, ma la vera lotta comincia adesso. Con un annuncio su twitter, una foto sorridente accanto ad un letto per una lunga degenza. “Il colore rosa è entrato in un nuovo capitolo della mia vita, visto che mi è stato recentemente diagnosticato un cancro al seno”. Firmato Kikkan Randall, prima americana a vincere un oro olimpico nel fondo femminile, tradizionale terra di conquista delle atlete scandinave e russe. Una gara simbolo, che apriva una nuova era dello sci nordico, una premiazione ufficiale trasformata in balletto da Randall e Jessie Diggins, sua compagna nella team relay in Corea del sud. “Nonostante la malattia sia stata diagnosticata presto e la prognosi sia favorevole” aggiunge Kikkan su twitter, “la mia vita cambierà nei prossimi mesi”.
Finora, dopo la medaglia d’oro, era stato tutto un gioioso dopo-Olimpiadi celebrato sui social con immagini di allenamenti su rollerblade in scenari mozzafiato, pesi in palestra con la medaglia al collo e la maglietta rosa, il suo colore ispiratore e portafortuna. Poi gli incontri con gli studenti in vari angoli d’America, particolarmente emozionante era stato quello di Memphis. La sua vittoria in Corea è stata l’apoteosi di una nuova America che vince anche nelle specialità di fondo e mezzofondo, dallo sci all’atletica. Atleti Usa più forti di africani o di scandinavi.
Nel 2006 era l’unica componente della squadra, viaggiava sola guardando la sera Grey’s Anatomy nella sua stanza di hotel. Col tempo, una politica di reclutamento dei giovani, la nascita di talent camp e una mentalità più professionale ha creato nella sua scia un movimento, un gruppo capace di produrre atlete come Jessie Diggins, sua partner nella notte illuminata dai riflettori di PyeongChang. Nemmeno cinque mesi dopo, l’annuncio della malattia e l’inizio di una prova in cui servirà tutta la determinazione di Kikkan.