Una coppia su cinque, in Italia, soffre di infertilità. La mancata possibilità di diventare genitori rappresenta un problema a livello nazionale e, stando a quanto riportato dal ministero della Salute, è stato attivato un Piano nazionale di assistenza sanitaria per abbattere le barriere fisiche e culturali che ostacolano la ricerca di un figlio.
Studi e sondaggi hanno conclamato che le cause possono essere numerose, tutte di diversa natura e possono “colpire” sia uomini che donne. Tra le donne, il motivo più frequente di mancato concepimento è rappresentato dalla Sindrome dell’ovaio policistico (Pcos), una complessa patologia che colpisce fra il 5% e il 10% di queste in età riproduttiva. (Nei restanti casi, la sterilità è dovuta ad alterazioni tubariche, malattie infiammatorie pelviche, fibromi uterini ed endometriosi). Nuovi studi scientifici, presentati nei giorni scorsi a Firenze nell’ambito del World Pediatric and Adolescent Gynecology Congress (25-28 giugno), mettono in luce l’effetto positivo dell’inositolo nelle donne affette da Pcos e la sua capacità di migliorare la qualità ovocitaria nelle donne e quindi, la fertilità. La Pcos è una sindrome caratterizzata da diverse alterazioni endocrinologiche e metaboliche, in particolare dall’aumento degli androgeni, gli ormoni maschili e si associa all’insulinoresistenza. Assenza o irregolarità nel ciclo mestruale, ovaio micropolicistico, obesità, acne e irsutismo sono i sintomi principali, presenti già nelle adolescenti. Ad oggi, le cure per la Pcos sono diverse, utili a rimuovere solo uno o alcuni sintomi della patologia: dalla pillola anticoncezionale, se non si desidera una gravidanza ai numerosi farmaci insulinosensibili che normalizzano il ciclo mestruale, riducono gli androgeni e migliorano la funzione riproduttiva sia in senso di ripristino dell’ovulazione spontanea che di miglior risposta alle terapie di induzione dell’ovulazione.