Il reale e l’ immaginario nel “Weekend” di Annibale Ruccello, in scena al Piccolo Bellini fino al 7 febbraio

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Il reale e l’ immaginario nel “Weekend” di Annibale Ruccello, in scena al Piccolo Bellini fino al 7 febbraio

Creature spezzate, cupe, sofferenti e insofferenti, e in eterno conflitto con la loro dimensione individuale e sessuale. Sono le “donne” di Annibale Ruccello, nucleo fondante della drammaturgia dell’autore stabiese morto prematuramente all’età di 30 anni. Personaggi al margine, “deportati”, come la protagonista di ‘Weekend’, in scena al Piccolo Bellini di Napoli  per la regia di Luca De Bei, con interpreti Margherita Di Rauso, Giulio Forges Davanzati e Gregorio Valenti.  Scritto nel 1983, il testo – considerato il più profondo e denso di affondi psicologici –  fa parte della trilogia (assieme a “Notturno di donna con ospiti” e “Le cinque rose di Jennifer”) che il drammaturgo campano definiva Teatro da Camera.

Ci troviamo nella Roma degli anni ’80, in un quartiere di periferia: Ida (interpretata da una Margherita Di Rauso in stato di grazia) è una 40enne professoressa di lingue di origini campane. Un personaggio a tratti surreale, dimensione di cui l’autore si serve per tentare di sdrammatizzare la condizione da “esiliata” che appare subito evidente. Emerge, fin dalle prime scene, un’abitudine alla solitudine della protagonista, si potrebbe dire una sorta di rassegnazione all’impossibilità di socialità, di condivisione con l’altro. Ida ascolta musica francese, fuma sigarette che prende da una cofanetto – carillon, e beve liquore dolce nel suo appartamento della periferia romana. Un rituale sempre uguale che scandisce le sue giornate. La donna, che è afflitta da un handicap fisico (è zoppa ad una gamba), nella quotidianità interagisce con due giovani uomini: uno studente svogliato al quale fa lezioni private di italiano e un idraulico, chiamato all’occorrenza, per riparare finti o reali guasti.

Con quest’ultimo, Narciso, Ida comunicherà da subito attraverso l’unica modalità con la quale sembra essere in grado di stabilire un contatto umano: il sesso. Disperato, al limite del violento e privo di qualsiasi aspetto emozionale, il sesso per Ida è emancipazione dal contesto di provenienza (la provincia del Sud di cui però ancora subisce il retaggio culturale), ma è anche necessità di sentirsi desiderata (la donna è claudicante e nel testo si fa riferimento più volte al fatto che sia rimasta zitella per questo motivo). 

Sono eterne divoratrici di uomini le donne descritte da Ruccello (il monologo per attrice solista “Anna Cappelli” ne è l’esempio: qui la protagonista mangia letteralmente il suo amante da cui era stata abbandonata). Sembra che in loro ci sia la necessità di fagocitare il maschio e allo stesso tempo allontanarlo da sè in una sorta di dimensione onirica, che lascia spazio all’immaginazione. In “Weekend”, infatti, al pubblico non è dato sapere il confine tra il reale e l’immaginario della vita di Ida. La stessa presenza della televisione in scena, o del rumore dei clacson e del caos cittadino che irrompe quando la donna apre la finestra del suo appartamento, diventano parte di un gioco di sospensione della realtà. A differenza dei personaggi delle storie, sono infatti gli unici mezzi per comunicare con essa.

Applausi al Piccolo Bellini per il lavoro di tutta la compagnia. Ottima la regia di Luca De Bei: la sua messinscena ha profondo rispetto delle atmosfere claustrofobiche tipiche dei testi di Ruccello. Una grande prova attoriale per Margherita Di Rauso, che riesce a dare al personaggio di Ida le diverse sfaccettature che lo caratterizzano, interpretando con ugual talento la trasandata e acida professoressa e la sensuale creatura notturna, divoratrice di uomini. 

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