Era già arrabbiatissimo e prometteva: “O si parte o non tratto più”. Ora la posizione di Matteo Salvini si fa ancora più radicale. Il leader del Carroccio non sopporta l’alt di Mattarella alla nomina di Paolo Savona come ministro dell’Economia del possibile governo targato M5S-Lega. Il Colle continua a resistere, Savona è stato uno degli economisti che collaborarono alla nascita dell’Eurozona e che videro l’Italia entrarci, fra molte perplessità. Non è necessariamente un nemico dell’euro e dell’Ue, ma da anni è fortemente critico per quel che è diventata l’Unione europea. Fatto che preoccupa non poco i partner dell’Italia. Ma Salvini non molla e sottolinea: se il governo dovesse saltare, se il premier incaricato Conte dovesse gettare la spugna, la consequenza è la”ulteriore frattura tra i palazzi del potere e gli italiani, non è questione di voto ma di rispetto del voto degli italiani”. Poi la consegna della lista dei ministri indicati dal Carroccio al premier incaricato. Mentre in durante l’incontro organizzato da LeU, a colloquio con Piero Grasso, parte la profezia di Massimo D’Alema.
Secondo quanto riportato dal portale Tiscali Per D’Alema: “Se noi dovessimo andare alle elezioni sul veto a Savona, quelli prendono l’80%” dice D’Alema, riferendosi ad una nuova possibile impennata del gradimento degli elettori nei confronti di M5S e delle forze di centrodestra. Sarebbe il completamento della frattura tra “popolo” e “palazzi del potere” di cui parla Salvini, che per D’Alema si nutrirebbe di temi come “l’autonomia, la sovranità del popolo italiano, le ingerenze straniere”.