“Gente distratta”, al PAN di Napoli un workshop per celebrare i testi delle canzoni di Pino Daniele

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“Gente distratta”, al PAN di Napoli un workshop <br> per celebrare i testi delle canzoni di Pino Daniele

La Sala PAN del Palazzo delle Arti di Napoli ha ospitato l’evento “Gente distratta. Workshop sentimentale. Sulle donne, sull’amore, sull’anima. Dai testi delle canzoni di Pino Daniele alla letteratura mondiale”. Un workshop interattivo dedicato alla poetica del cantautore napoletano e promosso dall’ Associazione Culturale Noûs  Epoché, in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli.

All’incontro hanno partecipato Michelangelo Iossa, giornalista e scrittore, il professor Gianluca Calvino, presidente dell’Associazione Librincircolo, che ha proposto brani di letteratura contemporanea a confronto con testi delle canzoni di Pino Daniele, la psicologa Gina Troisi dell’Università degli Studi di Napoli Federico II ha invece analizzato i diversi sentimenti che emergono dai testi del cantautore sotto il profilo della psicodinamica. A leggere brani tratti dalla letteratura mondiale, Mariagrazia Liccardo, presidente dell’Associazione Noûs Epoché, mentre i musicisti Fabio Saggiomo e Antonio Marano della M.A.D. School di Napoli – partner dell’evento – hanno interpretato brani dell’artista napoletano.

E’ il Pino Daniele degli esordi ad essere preso in esame nel seminario. Rabbia, malinconia, indifferenza e amore i quattro valori estrapolati dai testi dell’artista – indimenticato e indimenticabile – di cui si sente costantemente la necessità di approfondire l’immenso universo cantautorale che ha lasciato. Il Pino dei primi album, quello del dialetto sanguigno, della rabbia sociale, di un napoletano rappresentante di un “popolo che cammina sotto ‘o muro”. Brani come “Na tazzulella e cafè” o “A me me piace o blues”, sono un manifesto di denuncia nei confronti degli organi politici che “s’aizano ‘e palazze, fanno cose ‘e pazze, ce girano, ce avotano, ce ièngono ‘e tasse”. Dalle note melanconiche di “Appucundria”, inserito di recente come definizione nell’enciclopedia Treccani, il workshop si è concluso con l’analisi del sentimento dell’indifferenza/strafottenza, che si potrebbe tradurre nel termine “napoletanità”. E infine dell’amore, da cui è emerso soprattutto il rapporto conflittuale che l’artista aveva con Napoli, l’eterno ”odi et amo” che in brani come “Terra mia” e “Napul’ è” trova la sua espressione più sincera.

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