Leggere le carte della diplomazia Usa per riscrivere la storia d’Italia. O quantomeno per mettere i puntini sulle “i”. Perché se in molti sospettavano che il primo avviso di garanzia ricevuto da Silvio Berlusconi dopo la vittoria alle elezioni del 1994 fosse tutt’altro che casuale, sentirselo dire dai vertici degli Stati Uniti fa un certo effetto. Sta tutto in alcuni documenti pubblicati da Il Giornale, fogli recuperati dal professore della Luiss Andrea Spiri che confermano l’accerchiamento e l’attacco al Cavaliere del pool di Mani Pulite.
Era il 4 maggio 1994 quando l’ambasciatore Usa Reginald Bartholomewavvisava Washington e l’amministrazione Clinton. Il documento aveva un titolo profetico: “Profilo del primo ministro incaricato Silvio Berlusconi”. Dunque, prima che il Cav si insediasse (Berlusconi entrerà a Palazzo Chigi il 10 maggio) il countdown era già partito: il punto è che il Pds proprio non riusciva a tollerare il fatto che la “gioiosa macchina da guerra” di Achille Ochetto fosse stata battuta dalla neonata Forza Italia proprio quando era certa di poter mettere le mani sul potere. E il fatto che Berlusconi temesse delle “vendette”, il Cav stesso lo aveva detto chiaro e tondo all’ambasciatore.
Infatti Bartholomew comunicava alla Casa Bianca: “Berlusconi ha riferito, e i contatti giornalistici giurano sia vero, che gli uomini del Pds (e D’ Alema in particolare) hanno apertamente fatto sapere che se venissero eletti distruggerebbero economicamente Berlusconi. È stato riferito che D’Alema avrebbe detto (e non l’ha mai smentito) che il suo grande desiderio era quello di vedere Berlusconi elemosinare nel parco. È stato anche riferito che altri esponenti Pds avrebbero detto che lo stesso Berlusconi farebbe bene a lasciare l’ Italia in caso di loro vittoria perché l’avrebbero distrutto”. Il piano, dunque, per l’ambasciatore era chiarissimo: “farlo fuori economicamente”, eliminarlo, ammazzarlo (certo, in senso figurato).
Si arriva dunque al 10 maggio, al giuramento. Ma la gioiosa macchina da guerra già in moto e gioca di sponda con la magistratura. Passano pochi mesi, ed ecco che il 21 novembre arriva al premier un invito a comparire per corruzione, “recapitato” direttamente dal Corriere della Sera, che ha la notizia in esclusiva. Da lì, il diluvio, con la “sfiducia” diUmberto Bossi e della Lega Nord che de facto staccano la spina al primo governo Berlusconi. Ma anche il futuro, per il Cav, sarebbe stato durissimo, e lo si “scopre” sempre leggendo i carteggi dell’ambasciatore.
Infatti, quando il Cav era a un passo dalle dimissioni, il 20 dicembre per la precisione, l’ambasciatore Bartholomew riportava che “Cossiga ha detto di ritenere che Scalfaro (all’epoca presidente della Repubblica, ndr) farebbe qualunque cosa pur di evitare un ritorno di Berlusconi al governo”. Infine, una postilla, un altro rigo scritto dallo stesso ambasciatore: “Il governo Berlusconi sembra cadere – scriveva pochissimi giorni prima del tracollo -. E poi? Se cade, questo potrebbe rafforzare l’impressione che l’Italia stia scivolando indietro”. Impressione che poi si rafforzò, eccome.
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