Lo stato post-prandiale è caratterizzato da una intensa attività metabolica e immunitaria dell’organismo, finalizzata a metabolizzare lipidi, carboidrati e proteine e altri nutrienti e eventuali composti indesiderati.
L’ingestione di pasti sbilanciati ad alto contenuto in lipidi o carboidrati (ma non proteine), oltre a far aumentare i livelli circolanti di classici fattori di rischio come lipidi e glucosio, scatena una risposta infiammatoria sistemica che se è continua può causare insorgenza di patologie cronico-degenerative fino al cancro.
In particolare sono attivate vie metaboliche atte ad aumentare notevolmente la produzione di specie reattive dell’ossigeno e dell’azoto (RONS) e mediatori infiammatori.
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Se questo stato viene perpetuato nel tempo come conseguenza del proprio stile di vita conduce ad un aumento dei fattori di rischio cardiovascolari come trigliceridi, glucosio, insulina e radicali liberi.
La quantità di lipidi necessaria a provocare un aumento significativo dei livelli dei trigliceridi e dell’ordine di 30-40 g e una bassa risposta per quantitativi dell’ordine di 5-15 g di grassi.
Gli spuntini spesso e volentieri sono stati sopravvalutati. Bisogna tenere presente che quando un secondo pasto è ingerito a distanza di 4-6 ore dal precedente si osserva una rapida comparsa chi chilomicroni contenenti anche grassi ingeriti nel primo pasto. Mangiare sovente comporta quindi una elevata concentrazione di trigliceridi per gran parte della giornata.
È stato dimostrato che la quantità e la natura dei carboidrati in un pasto può alterare non solo il metabolismo glucidico, ma anche quello lipidico.
L’ingestione di fruttosio aumenta la concentrazione di trigliceridi rispetto a un pasto contenente la stessa quantità di lipidi.
Durante la fase post-prandiale si riscontra un aumento del numero dei leucociti con la conseguente produzione di citochine pro-infiammatorie e RONS. In questo contesto l’ossidazione delle LDL mediata dai leucociti contribuisce alla patogenesi dell’aterosclerosi.
Se il singolo pasto stressogeno rimane un evento limitato nel tempo e viene consumato da soggetti sani normopeso e non infiammati, il corpo riesce ad utilizzare la risposta infiammatoria senza creare danni. Diversa la situazione in soggetti infiammati e sovrappeso.
Come rimediare
Le evidenze suggeriscono come sia importante associare ad un pasto stressogeno un alimento o una bevanda di origine vegetale che grazie al suo contenuto in molecole bioattive riesce a contenere la risposta infiammatoria e ossidativa. Alcuni frutti e spremute si sono rivelati più efficaci rispetto ad altri.
Chi propina una dieta non può non tenere conto di queste evidenze
Fonte Dott. Tamburini Fabrizio