Continuano le polemiche sul caso Brexit. Donald Tusk, il presidente del consiglio europeo, alza la voce e si fa sentire: “Nessun mercato unico à la carte per la Gran Bretagna dopo che il Paese sarà ufficialmente fuori dall’Ue”.Per la serie o dentro o fuori dall’Unione Europea, non ci saranno mezze misure o favoritismi. La Gran Bretagna è stata libera di scegliere il proprio destino e come ogni scelta questa ha le sue conseguenze, negative o positive che siano. E ancora prosegue il presidente del consiglio europeo, in un ultima intervista di stamani: “Speriamo che il Regno Unito sia un partner vicino a noi anche dopo l’uscita, ma lo ribadisco: l’accesso al mercato unito comporta l’accettazione di tutte e quattro le libertà, compresa la libera circolazione delle persone”.
Nel frattempo incerto sembrerebbe anche il futuro delle circa due mila persone di nazionalità inglese che da anni lavorano a Bruxelles o in altre sedi delle istituzioni comunitarie. Se verranno sacrificati sull’altare della Brexit, nessuno ancora lo sa.
Lo Statuto dei funzionari dell’Unione Europea prevede però che per ricoprire un ruolo nelle istituzioni occorra “essere cittadino di uno degli Stati membri” e che se il requisito viene meno si può “essere dimessi d’ufficio”. Il precedente lo si trova in Norvegia. Nonostante ciò il presidente della Commissione Jean Claude Juncker e quello del Parlamento Martin Schulz hanno rassicurati gli oltre due mila dipendenti. Ma, a quanto pare, mal che gli vada, la pensione sarebbe al sicuro.
Nella notte in cui lo spoglio rendeva sempre più chiaro il risultato del referendum che portava il Regno Unito ad autoescludersi dall’Europa, in molti non sono riusciti a trattenere le lacrime, lacrime che ancora oggi vengono giù molto facilmente.
E si, perché al di là delle rassicurazioni ufficiali arrivate dai vertici della Ue, il voto si è trasformato in un grande punto interrogativo sulla loro carriera.
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