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Campania

Altroconsumo premia la BCC di Napoli, Manzo: “Non solo computer e algoritmi, al centro deve esserci il rapporto umano”

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118  eleonora tedesco condividi 


I sogni, i progetti e le illusioni dei clienti piuttosto che freddi sportelli e algoritmi. La finanza al servizio dello sviluppo. E’ questo il segreto del successo della BCC Napoli premiata dalla rivista Altroconsumo con 4 stelle e un posto di vertice nella classifica dell’affidabilità, della sicurezza e della trasparenza. “Non solo computer e algoritmi. Al centro deve esserci il rapporto umano”, svela a Retenews24 il presidente Amedeo Manzo

Cosa significa dal vostro punto di vista questo riconoscimento?

E’ un riconoscimento che arriva dai consumatori e che valuta il coefficiente di adeguatezza patrimoniale l’adeguatezza, cioè, del patrimonio rispetto ai rischi. La nostra è stata considerata una banca solida rispetto al coefficiente di adeguatezza patrimoniale, abbiamo, cioè un patrimonio che è sufficiente a coprire i rischi. E’ un’attestazione che premia la nostra come banca metropolitana capace di nuovo modello. Ed è un riconoscimento che ha ancor più valore proprio in un momento in cui la fiducia dei consumatori è al minimo.

Il sistema bancario è in crisi, con quali strumenti difendete?

Leggiamo che la Deutche Bank chiude 200 filiali in Italia e ciò accade perché è il modello tradizionale di fare banca è tramontato, occorre pensare nuovi modelli di business. Sotto di noi, nella classifica di Altroconsumo, ci sono Istituti blasonati, a testimonianza del fatto che a Napoli le cose si possono far bene.

Come?

Sono quattro i requisiti fondamentali che noi abbiamo: qualità degli attivi che significa avere poche sofferenze, avere liquidità, un buon coefficiente di adeguatezza patrimoniale e redditività, cioè siamo una banca affermata e che guadagna.

E’ in crisi anche il modello di banca territoriale?

Come credito cooperativo abbiamo sfornato una grande autoriforma con il gruppo bancario cooperativo: 400 BCC in Italia, pur mantentenedo l’autonomia si sono messe insieme come un unico gruppo. In questo modo abbiamo l’agilità dei piccoli, la duttilità del rapporto con il territorio e l’efficienza dei grandi gruppi bancari.

Qual’è la chiave del successo?

Non solo computer e algoritmi. Al centro deve esserci il rapporto umano. Il cardine del processo è il cliente, sono i nostri soci che ci rivelano i loro sogni, i loro progetti, talvolta le loro illusioni. Noi ascoltiamo tutti.  Non si può pensare farlo attraverso un monitor, questa è un’illusione di breve periodo. Le grandi banche sono in crisi perché schiave della finanza fine a se, noi lavoriamo per lo sviluppo, per sostenere le famiglie a comprare casa, per far in modo che i giovani studino o che vogliono iniziare start up.

 

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